Femminilità, autenticità e rivoluzione

Qualche giorno fa stavo ascoltando un podcast di una giovane attrice afroamericana che si distingue per attivismo e impegno nel diffondere messaggi di emancipazione femminile in una società che sembra non accorgersi delle differenze di trattamento cui ancora oggi, dopo la fine della schiavitù e le rivoluzioni culturali del secolo scorso, le donne sono vittime. Questo ha stimolato in me alcune riflessioni riguardo all’essere donna nel 2019 e a come le tesi dell’autrice del podcast siano applicabili alla vita della stragrande maggioranza delle donne del mondo, senza distinzione di provenienza o ceto sociale.

Viviamo cercando disperatamente di ottenere l’altrui convalida, la legittimazione del nostro esistere. Perché ci sentiamo in dovere di guadagnare riconoscimento attraverso gli altri, dimenticandoci che noi bastiamo a noi stesse esattamente così come siamo, per quello che siamo. Non ci serve un uomo accanto per valere di più, né una carriera prestigiosa o una posizione sociale di rilievo. Siamo già valevoli solo per il fatto di esistere a questo mondo.

Quando sono me stessa nel modo più autentico, libera dal mio stesso giudizio e dalla paura, allora è il momento in cui sono più rivoluzionaria. Serve vulnerabilità per essere se stesse e trovare forza nella propria identità, per ammettere a noi stesse per prime che la nostra voce conta, che la nostra presenza ha valore. Vulnerabilità, autenticità e potere vanno di pari passo: sono imprescindibili.

Spesso vale la pena sconnettersi dal mucchio, dalla massa informe che ci circonda, per riconnettersi a chi realmente vuole stabilire un contatto con noi, un contatto vero e profondo. Essere la versione migliore di noi stesse, giorno dopo giorno, allontana chi è destinato a stare a distanza e avvicina chi ci ama e ci apprezza per le nostre peculiarità, tra cui la sfrenata tendenza ad essere autentiche.

Vulnerabilità: essere coraggiosi di mostrarsi senza maschere, autentici, senza filtri. Essere noi stessi nella nostra forma più pura.

Essere autentiche ci permette di trascendere tutte quelle barriere sociali di umana invenzione, inconsistenti; barriere di razza, di genere, lingua, cultura, religione. Abbattere questi muri, così come gli attuali stereotipi di bellezza, non è difficile quando la nostra autenticità è il nostro punto di forza. Essere consapevoli di questo nostro potere, ci permette di possedere tutto ciò che serve per cambiare il mondo sotto questo punto di vista.

Mi piace pensare che quando mia figlia avrà la mia età, “sesso debole” sarà un concetto ormai desueto, abbandonato dalla lingua italiana e ritenuto offensivo per la categoria femminile che dall’alba dei tempi ha dovuto lottare per conquistare rispetto e considerazione in quasi tutti gli ambiti sociali. Mi piace pensare che i bambini vengano d’ora in avanti educati sin da piccoli a guardare all’altro sesso con un atteggiamento paritario, a considerare l’unicità di un altro essere umano come una qualità e non una debolezza, sia esso maschio o femmina e a provare compassione e amore incondizionato, solo così gli uomini del futuro avranno rispetto per le donne che faranno parte della loro vita.

Essere donna ha rappresentato per troppo tempo il dover dimostrare in continuazione, con le unghie e con i denti, il proprio valore, il vedersi prevaricare da uomini che hanno potuto ottenere tutto senza fatica, solo per il fatto di essere nati maschi.

Mi preme ricordare, e lo faccio ogni volta che ne ho l’occasione, la sostanziale differenza tra i termini MASCHILISMO e FEMMINISMO. Perché molte persone erroneamente ancora credono che essi siano l’uno il contrario dell’altro; se maschilismo infatti significa “Atteggiamento per cui l’uomo si reputa superiore alla donna in contesti sociali e privati”, con femminismo si intende “Movimento sorto nell’Ottocento che propugna la perfetta parità di diritti fra la donna e l’uomo; oggi ha esteso le sue rivendicazioni a ogni campo della vita sociale puntando alla valorizzazione della sensibilità e della cultura femminile.”

Ma le fatiche esistenziali non sono solo a carico di noi donne: ci sono grandi quantità di uomini infatti, che per loro stessa natura avrebbero la tendenza a manifestare qualità come sensibilità ed emotività, compassione o atteggiamenti di non violenza, ma che per convenzione sociale sono stati per secoli educati a dare per scontata e universalmente riconosciuta la loro superiorità e invitati a manifestarla in ogni ambito, a richiedere attenzione in misura uguale alla considerazione che avevano di sé in quanto esseri più elevati. Questi uomini sono stati costretti ad adeguarsi, trattenendo una parte di loro stessi, evitando di mostrarsi commossi in pubblico o di manifestare sentimenti considerati prettamente “femminili” e quindi inopportuni. Ma quell’epoca sta piano piano tramontando, anche perché l’emancipazione femminile ha dato manforte alla crisi esistenziale di molti maschi contemporanei.

Non mi è dato sapere cosa ci aspetta nel futuro. Né posso prevedere quanto questa rivoluzione culturale ci darà dei frutti e quando le nostre fatiche saranno finalmente ripagate. Ma voglio essere ottimista e credere che in quanto umanità siamo ormai incamminati sulla strada giusta e che dal punto in cui siamo ora si possa solo proseguire in avanti migliorandoci e imparando dagli errori del passato.

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